domenica 29 aprile 2012

Miniere nello spazio

Qualche anno fa ci pensava la NASA su come sfruttare gli asteroidi. L’obiettivo era comprendere la loro origine per capire meglio anche l’origine del Sistema Solare e quindi del nostro pianeta. Poi è arrivata la crisi economica e una banda di miliardari, tra loro anche il regista del film Titanic, hanno un’idea ben diversa: gli asteroidi possono essere delle miniere. L’idea non è nuova ed è, se non sbaglio, presa in prestito dalla fantascienza. Questa idea potrà diventare realtà? Ancora non si sa, ma il futuro porta sempre novità impreviste.

fascia degli asteroidi

Come prima cosa, però, sarebbe interessante sapere cosa ci può essere di prezioso negli asteroidi. Oro, platino, palladio e forse molto altro, sono sicuramente presenti in alcuni asteroidi e questo potrebbe essere già un buon motivo per aprirci delle miniere. L’avventura che appare assurda viene presentata come possibile dai fondatori della prima compagnia mineraria spaziale della storia, la Planetary Resources, con sede a Seattle. Si tratta di imprenditori privati di grande successo che nel loro campo sono stati tutti dei visionari, ad esempio il cofondatore di Google, Larry Page, ed Eric Schmidt, uno dei suoi manager. Poi c’è il regista del film Avatar e di Titanic, James Cameron, quello che poche settimane fa è sceso nelle profondità del mare nella Fossa delle Marianne. Sono proprio questi “miliardari” che annunciano che sarebbe uno spreco lasciare certe immense ricchezze nello spazio e che bisognerebbe sfruttarle a favore dell’Umanità.

Il progetto inizialmente prevede il lancio, entro due anni, di piccoli telescopi spaziali per individuare gli asteroidi con il giusto mix di minerali interessanti tra i 1500 più grandi che vagano non troppo lontano dalla Terra. Poi è prevista una flotta di robot minatori o sonde che “acchiappino” gli asteroidi e li portino in orbita lunare in modo tale da essere raggiunti con maggiore facilità. Nessuna missione umana: tutto automatico. Uno degli elementi più importanti da cercare tra gli asteroidi è l’acqua, per trarne idrogeno come carburante. Tecnicamente tutto questo è ancora da inventare. La NASA stava pensando agli asteroidi come un futuro obiettivo alternativo al ritorno sulla Luna, ma i suoi attuali budget non permettono grandi scelte. In questo modo arrivano i privati, rubando il palcoscenico e facendosi molta (forse troppa) pubblicità. La vicenda assomiglia a quella del film Avatar in cui i cattivi minatori spaziali vogliono sfruttare il pianeta Pandora, ma sugli asteroidi fortunatamente non ci sono popoli in pericolo.

La faccenda è pura follia? Un fisico di Princeton ha detto: “il parte sono pazzi, in parte geniali, ma la base di tutto è che sono tanto ricchi…”.

Personalmente spero che si tratti solo di una “trovata pubblicitaria” per lanciare in commercio qualcosa che ancora non immaginiamo. Sarebbe davvero molto triste avere la NASA, che conduce indagini scientifiche preziosissime, con un budget ridotto e la Planetary Resources con un budget fantastico con il solo scopo di trovare altre fantasmagoriche ricchezze. A volte non ci si rende conto che la conoscenza è più preziosa di tutti i diamanti, oro e altre cose. La conoscenza scientifica è quella che può rendere la vita di tutta l’umanità un po’ migliore e non solo quella di pochi privilegiati.

Sono sicuro che è tutta una trovata pubblicitaria, ma solo il futuro saprà smentirmi Occhiolino.

Qui potete vedere un video (in inglese) di presentazione della Planetary Resources. Buona visione a tutti.


Marte al telescopio, 28 aprile 2012

Non è il migliore periodo per osservare o fotografare Marte. Il pianeta rosso non è alla minima distanza dalla Terra (che aveva raggiunto il 3 marzo 2012 con 100 milioni di chilometri) e quindi appare molto piccolo. Nonostante tutto ho provato a fare una ripresa di Marte per vedere cosa si riesce a vedere. L’attrezzatura utilizzata è sempre la stessa, con la fotocamera digitale Casio. Stavolta ho utilizzato un filtro polarizzatore Orion per diminuire la luminosità del pianeta. Con la fotocamera Casio Exilim EZ-X1050, che è una fotocamera molto economica e nemmeno molto recente, non è possibile variare l’esposizione dei fotogrammi quando si fanno i filmati. A causa di questo, Marte veniva fortemente sovraesposto. Con il filtro polarizzatore finalmente Marte riesce a mostrare qualche dettaglio della sua superficie, con l’unico limite dovuto al seeing e alla bassa qualità della fotocamera e anche, non dimentichiamolo, al fatto che Marte in questo periodo ha un diametro di soli 10 secondi d’arco (in ulteriore diminuzione).

Il filmato realizzato è stato poi elaborato con Registax 6, un software in grado di minimizzare gli effetti della turbolenza atmosferica. Ecco il risultato ottenuto.

Marte 28 aprile 2012

Facendo un confronto di questa immagine con la mappa di Marte generata dal software Stellarium del 28 aprile 2012 si possono riconoscere le zone visibili. Questo confronto l’ho fatto per vedere se i dettagli visibili nella foto sono “veri” e non sono effetti spuri dovuti alla elaborazione al computer.

Marte 28 aprile 2012 Mappa Marte 28 aprile 2012
Marte 28 aprile 2012 Mappa di Marte del 28 aprile 2012

Le zone visibili le ho dedotte io stesso in base a questa mappa di Marte:

Credo di non avere preso abbagli, ma se qualcuno nota che ho classificato male le zone visibili, me lo segnali nei commenti. Il dettaglio più evidente nella foto è sicuramente il Mare Acidalium. Questa è una regione molto interessante perché in un remoto passato poteva essere stato realmente un “mare”, cioè un grande bacino d’acqua. Lo testimoniano le immagini riprese dalle sonde spaziali che hanno fotografato la superficie di Marte che hanno trovato in questa zona numerosi terreni densamente stratificati. Inoltre, la famosa “faccia su Marte” si trova nel Mare Acidalium in una sua regione chiamata Cydonia. La “faccia su Marte” è importante perché è uno dei casi più clamorosi di pareidolia.


giovedì 26 aprile 2012

Moss Table: con il biofotovoltaico genera elettricità con la fotosintesi

La lampada o il laptop non potrebbero essere alimentati dalle piante? Perché no? Moss Table (letteralmente: tavolo di muschio) è un interessante prototipo che utilizza la tecnologia del biofotovoltaico (Bio-Photo-Voltaic = BPV). Si tratta di una tecnologia potenzialmente molto interessante per il futuro.

Qui l'elettricità è generata dagli elettroni catturati dalle fibre conduttive all'interno del Moss Table. La tecnologia crea energia sfruttando la fotosintesi delle piante. Il dispositivo è in grado di alimentare solo piccoli dispositivi elettronici come, ad esempio, un orologio digitale.

Moss Table


Anche se il Moss Table è solo un "concept design", la tecnologia del biofotovoltaico potrà avere un futuro "luminoso" (è il caso di dirlo) se si riuscirà ad ottenere una maggiore efficienza. Attualmente il muschio è in grado di produrre una potenza di 50 milliwatt per metro quadro (mW/m2). Il dispositivi BPV più efficienti (basati su piante sistemate su vasi, anziché sul muschio) possono produrre fino a 220 mW/m2. Gli scienziati ci anticipano che sarà possibile creare dispositivi che generano 3 W/m2. Bisogna pensare che i laptop più efficienti di ultima generazione possono essere operativi con una potenza di circa 1 W. Ciò significa che i laptop in futuro potranno essere alimentati dalle piante. In questo scenario del futuro il Moss Table potrebbe alimentare un laptop per 14 ore.

Quasi fantascienza? Vedremo se è così. La cosa più importante, a mio avviso, che la ricerca sulle energie rinnovabili non scarti nessuna idea utile, perché solo provando a percorrere tutte le strade possibili si potranno davvero risolvere i problemi energetici del futuro.

I diamanti

Se n’è parlato tanto e se ne parla ancora: oro e diamanti, mai sono stati così d’attualità. C’è chi li nasconde e chi li restituisce, qualcuno se ne tiene uno. Non è una grande novità che metalli e pietre preziose siano oggetto di attenzione da parte di chi vuole mettere al sicuro il proprio patrimonio, o magari fare un regalo importante, ma, bramosie e sentimenti a parte, che cosa sono per la scienza questi diamanti, come si ricavano e perché sono così preziosi?

Diamanti: tra queste pietre rimbalza la luce del sole e la materia raggiunge l’assoluta purezza. Gemme così splendenti da avere illuminato la fantasia dei gioiellieri, l’avidità dei rapinatori, le storie dei letterari e i sogni di tante donne fatali nel cinema, nelle canzoni e nella realtà.

Diamante

Per la scienza e la tecnologia sono semplicemente delle schegge di carbonio puro. Eppure tale elemento (il carbonio) è molto diffuso in natura, tanto abbondante che costituisce il 18% del peso del corpo umano ed è essenziale per la vita. I diamanti sono forme cristallizzate di carbonio, formatesi a pressioni e temperature estreme.

Sono i minerali più duri in natura. Il nome discende proprio da questa qualità: in greco antico diamante deriva da “indomabile”, una pietra, dunque, super resistente, dato che viene utilizzata molto nell’industria, nell’ottica, oltre che brillare come piccole stelle nei gioielli.

Per l’estrema durezza la polvere di diamante è utilizzata nelle macchine abrasive, nelle smerigliatrici, nelle punte perforatrici. E la conducibilità termica rende adatto il materiale anche nella dispersione termica nei basamenti dei superconduttori. I diamanti possono essere fabbricati artificialmente con diverse tecniche, come la sintesi ad alte temperature e pressioni.

Un metodo denominato CVD (Chemical Vapor Deposition), permette di costruire quasi i cristalli di diamante atomo per atomo.

Giacimenti importanti si trovano in Sud Africa, Australia, Botswana, Zaire, Brasile. Diamanti possono trovarsi in giacimenti primari, cioè nella roccia madre, oppure in depositi alluvionali. Mediamente, spiegano gli esperti, occorre scavare 250 tonnellate di roccia per ricavare un diamante grezzo da 1 carato.

mercoledì 25 aprile 2012

Saturno al limite

Quando si è raggiunto il limite di un certo tipo di attrezzatura di ripresa fotografica? E’ difficile dirlo. Nei giorni scorsi avevo mostrato una foto di Saturno ottenuta con un telescopio discreto, ma con attrezzatura fotografica economica e non troppo recente (una fotocamera digitale compatta Casio Exilim EX-Z1050 pagata 108 euro nel 2008) e con un seeing non troppo buono.

Questa foto di Saturno (quella a destra) è stata ottenuta con lo stesso telescopio e attrezzatura fotografica, ma stavolta il seeing era più che buono. Il risultato lo potete confrontare nelle foto sotto.

Saturno3 Saturno5
Seeing mediocre (14 aprile 2012) Seeing buono (21 aprile 2012)

Non so dire se siamo davvero “arrivati” con le possibilità della fotocamera Casio, ma facendo dei confronti con altre foto che si vedono in giro per la rete, mi sembra di capire che sarà difficile ottenere molti più dettagli con questa fotocamera. Per migliorare, mi sa che dovrò pensare ad acquistare una reflex Occhiolino. In realtà i migliori risultati nel campo della fotografia planetaria si possono ottenere solo con delle camere CCD dedicate, ma anche con alcuni modelli di reflex digitali si possono ottenere foto discrete. Inoltre la reflex si può utilizzare anche per le foto “normali” e di solito la spesa è inferiore a quella necessaria per l’acquisto con una camera CCD planetaria. I modelli più consigliati nei vari forum di astronomia sono la Canon EOS 550d e la Canon EOS 1100d, entrambe con un prezzo inferiore ai 600 euro.

Per fare un esempio, vediamo una recente bella foto di Saturno ottenuta con una Canon 550d e un telescopio un po’ più potente del mio.

Direi che la differenza c’è! Ovviamente tutte le foto mostrate in questo post (compresa l’ultima) sono state ottenute da filmati elaboranti con il software Registax 6 che, per dirlo in maniera semplificata, sovrappone i fotogrammi migliori e minimizza gli effetti della turbolenza atmosferica.


Colla fatta in casa

La colla più comune e più semplice da fare è la “colla della nonna”. Si tratta di una ricetta semplicissima che si faceva quando non c’era a disposizione nessun negozio che vendeva le colle. Bisognava utilizzare le sostanze presenti in casa. L’ingrediente principale della colla fatta in casa, infatti, è la farina.

farina per colla fatta in casa

Bisogna mettere due cucchiai di farina in un bicchiere e poi aggiungere acqua a temperatura ambiente, adesso mescoliamo. Nel frattempo facciamo bollire altra acqua. Versiamo un mezzo bicchiere di acqua bollente nell’impasto precedentemente preparato. A questo punto otterremo un impasto gelatinoso dovuto al fatto che l’amido della farina coagula a contatto con l’acqua calda. Abbiamo appena preparato la colla a caldo.

Questo tipo di colla può essere utilizzata per molte cose.

Una curiosità

Gli ebrei durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, quando non potevano uscire di casa perché erano ricercati e non avevano nulla da mangiare, toglievano la carta da parati dai muri e grattavano via la farina. Perché la colla utilizzata all’epoca per attaccare la carta da parati era fatta proprio con acqua e farina.


giovedì 19 aprile 2012

I coleotteri

Al mondo ci sono più specie di coleotteri che di ogni altro tipo di animali: se ne stimano oltre 400000 tipi differenti e se ne scoprono di nuovi ogni anno. I coleotteri vivono in habitat molto differenti e si presentano di dimensioni assai diverse. I più pesanti appartengono al genere africano del Goliathus, mentre i più grandi sono i centroamericani Hercules, che possono superare i 19 centimetri di lunghezza. I più piccoli sono gli scarabei piuma-alati, sembrano una macchiolina appena visibile ad occhio nudo: più appariscenti sono le colorate coccinelle. Al di là delle loro differenze in dimensioni, tutti i coleotteri hanno in comune le dure ali superiori, che formano una specie di corazza a protezione delle ali inferiori. Molti coleotteri sono vegetariani, ma altri sono cacciatori e carnivori: infine, alcuni passano la loro esistenza nei rifiuti e vivono nei resti in decomposizione di altri animali.

Strano ma vero
Alcune larve di coleottero si nutrono di legno e possono impiegare anche anni per giungere alla maturità. In Inghilterra, un coleottero è uscito da una ringhiera in legno di una casa… ben 47 anni dopo che gli alberi usati per costruirla erano stati abbattuti!

Coleotteri bizzarri
Nel corso di milioni di anni, molti coleotteri si sono evoluti con forme strane che costituiscono un perfetto adattamento ai propri ambienti e stili di vita. Alcune forme sono facili da spiegare, altre costituiscono un mistero per gli stessi entomologi.

Trachelophorus Giraffa

Questo curculionide deve il suo nome al lungo torace “a cavatappi”, che potrebbe aiutare questo coleottero a cercare il cibo.

Marmolyce philloides

Un coleottero a forma di violino, con due ali trasparenti intorno all’addome: abita in alcune colonie di funghi.

Anoplophora glabripennis

Coleottero dalle “lunghe corna” che sono semplici antenne.

Metriona bicolor
Metriona bicolor












E’ la tartaruga dei coleotteri: le ali superiori arrotondate e il torace piatto la rendono simile a una moneta.

Acrocinus longimanus

Detto “arlecchino”, un coleottero tropicale brillantemente colorato, che abita gli alberi di fichi e si nutre di notte.

Corna che incastrano
I maschi dei coleotteri Hercules usano le corna per intrecciarle con quelle dei rivali. Sono combattimenti apparentemente feroci, ma raramente lasciano feriti sul campo: il perdente si limita a scappare via.
Lotta tra coleotteri

Tag di Technorati:

Space X Starship: il nuovo tentativo di lancio del 18 novembre 2023.

Vediamo un frammento della diretta del lancio dello Starship del 18 noembre 2023. Il Booster 9, il primo stadio del razzo, esplode poco dopo...