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giovedì 8 giugno 2023

Viaggiare in paesi dove c'è un tecnologia poco avanzata: rischi e pericoli

Viaggiare in paesi dove la tecnologia è meno avanzata di quella occidentale può essere un'esperienza stimolante e arricchente, ma anche comportare alcuni rischi. In questo post, desidero condividere con voi quali sono le cose più pericolose che possono capitare quando si visita un paese con un livello tecnologico inferiore al "nostro", e come evitarle o affrontarle.

La tecnologia è pericolosa, ma la sua mancanza può esserlo di più

1. Malattie infettive. Molti paesi in via di sviluppo non hanno sistemi sanitari efficienti e accessibili, e possono essere afflitti da malattie infettive come malaria, tifo, colera, dengue e altre. Per prevenire queste malattie, è importante vaccinarsi prima di partire, portare con sé una scorta di medicinali e repellenti per insetti, bere solo acqua imbottigliata o bollita, evitare cibi crudi o poco cotti e lavarsi spesso le mani. In caso di sintomi sospetti, bisogna consultare immediatamente un medico.

2. Criminalità. Alcuni paesi con una tecnologia meno avanzata possono anche avere alti livelli di povertà, disuguaglianza e instabilità politica, che possono favorire la criminalità. Per evitare di essere vittime di furti, rapine, truffe o aggressioni, è bene informarsi sulla situazione del paese prima di partire, seguire le raccomandazioni delle autorità locali e delle guide turistiche, non esibire oggetti di valore o denaro in pubblico, non camminare da soli di notte o in zone isolate e usare solo mezzi di trasporto sicuri e autorizzati.

3. Incidenti stradali. La scarsa tecnologia può influire anche sulla qualità delle infrastrutture e dei mezzi di trasporto di un paese. Le strade possono essere in cattive condizioni, mal segnalate o affollate da veicoli obsoleti o non regolamentati. Per ridurre il rischio di incidenti stradali, è meglio evitare di guidare da soli o di noleggiare auto o moto senza una patente valida nel paese, rispettare le norme del codice della strada locale, indossare sempre la cintura di sicurezza o il casco e fare attenzione ai pedoni e agli animali.

Queste sono solo alcune delle cose più pericolose che possono capitare quando si visita un paese dove c'è una tecnologia meno avanzata di quella occidentale. Tuttavia, questo non significa che bisogna rinunciare a viaggiare in questi luoghi. Con un po' di prudenza, preparazione e rispetto per la cultura locale, si possono vivere esperienze indimenticabili e scoprire realtà diverse dalla nostra.

venerdì 7 aprile 2023

Il selfie che Giulio Cesare si è fatto con i suoi generali dopo avere attraversato il Rubicone

Per gli storici il passaggio di Giulio Cesare del fiume Rubicone è stato un vero e proprio spartiacque della storia occidentale. Ma non tutti sanno che quel giorno, l'11 gennaio del 49 a.C, Giulio Cesare scattò un selfie con i suoi più fidati generali per immortalare l'evento. Ecco, quel selfie è stato finalmente ritrovato e ve lo presentiamo in esclusiva in questo blog:


Ovviamente si tratta di uno scherzo e i più informati di voi avranno certamente capito che questa immagine è stata ottenuta con Midjourney, lo strumento basato sull'IA più popolare in questo momento. Sembra che anche le intelligenze artificiali diventeranno uno spartiacque della storia, come lo fu il passaggio del Rubicone di Giulio Cesare, e forse ancor di più...


giovedì 6 aprile 2023

Come si determina la data della Pasqua cristiana?

Non è difficile determinare la data della Pasqua cristiana. Questo è il procedimento per farlo:

1) Si parte dal giorno d’equinozio di primavera, tipicamente il 20 o il 21 di marzo.

2) Si prende il primo giorno di luna piena dopo l’equinozio (o il giorno stesso, regola maggiore o uguale).

3) La prima domenica successiva al giorno di luna piena viene eletta come giorno di Pasqua.

Perché si fa questo calcolo "complicato? Le motivazioni di questo procedimento per determinare la data della Pasqua cristiana hanno origine nella storia della cristianità

(Credits: raiscuola.it)

Secondo il Nuovo Testamento, la celebrazione della Pasqua risale alla crocifissione di Gesù, episodio che coincide con la vigilia della celebrazione di quella ebraica. I cristiani di origine ebraica onoravano la Resurrezione dopo la celebrazione della Pasqua semitica, mentre i cristiani di origine pagana la ossequiavano tutte le domeniche dell’anno. Da questa ambivalenza e confusione di festeggiamenti nacquero numerosi controversie che terminarono nel 325 d.C. grazie al Concilio di Nicea, che stabilì che la Pasqua doveva essere celebrata la prima domenica dopo la luna piena che seguiva l‘equinozio di primavera1.

venerdì 25 settembre 2015

Breve storia della pizza

Insieme alla pasta, la pizza è uno dei cibi nazionali italiani più noti al mondo. Eppure, la grande popolarità di questo prodotto in Italia non risale certo a tempi remoti, se Carlo Collodi (1826-90), il famoso autore di Pinocchio, in un libro di letture scritto per la scuola nel 1886, così descriveva la pizza:

«Vuoi sapere che cos'è la pizza? È una stiacciata [schiacciata, focaccia] di pasta di pane lievitato, e abbrustolita in forno, con sopra una salsa di ogni cosa un po'. Quel nero del pane abbrustolito, quel bianchiccio dell'aglio e dell'alice, quel giallo verdacchio dell'olio e dell'erbucce soffritte e quei pezzi rossi qua e là di pomidoro danno alla pizza un'aria di sudiciume complicato che sta benissimo in armonia con quello del venditore».

Il fatto è che quando Collodi scrive, la pizza è ancora un prodotto consumato sostanzialmente solo a Napoli e non ha ancora una diffusione nazionale, verificatasi solo nel secolo successivo.

Le origini della pizza si perdono nel passato più lontano. La parola "pizza" deriverebbe, secondo alcuni, dal greco plax ("superficie piana") o dal latino piana, sostantivo del verbo pinsere (che significa "schiacciare" o "macinare"). In entrambi gli etimi emerge il riferimento al lavoro di preparazione della pizza, consistente nell'impastare e nello schiacciare la pasta, fino a ottenere un prodotto ben lavorato e schiacciato. Di cibi di questo genere, fatti di pasta di farina di cereali schiacciata e cotta al forno, è piena di riferimenti tutta la tradizione alimentare greco-romana antica, così come non mancano preparazioni analoghe in altre tradizioni gastronomiche ancor più lontane da noi. In ogni caso la prima menzione di un cibo chiamato "piza" è attestata in un documento scritto a Gaeta nel 997.

Per arrivare a tempi un po' più recenti, sappiamo che i primi negozi, dove si produceva e si vendeva pizza, vennero aperti a Napoli verso la fine del Seicento. Nel Settecento il numero di questi locali aumentò in misura considerevole, diventando uno degli esercizi alimentari più diffusi. Presso le pizzerie, i napoletani del Settecento non andavano a consumare il pasto ma solo a comprare il prodotto già cotto, per portarlo a casa o, più spesso, per mangiarlo camminando per strada. Solo verso la seconda metà del XVIII secolo cominciarono a essere aperti ristoranti-pizzerie in cui si poteva mangiare la pizza seduti a tavola.

Una delle testimonianze più famose sulla pizza degli inizi del XIX secolo è quella scritta nel 1832 da Alexandre Dumas (1802-70), l'autore dei Tre moschettieri:

«È una specie di stacciata, come se ne fanno a Saint-Denis; è di forma rotonda e si lavora con la stessa pasta da pane. A prima vista è un cibo semplice: sottoposta a esame, apparirà un cibo complicato. [...] La pizza è all'olio, al lardo, alla sugna, al formaggio, al pomodoro, ai pesciolini. E il termometro gastronomico del mercato: aumenta o diminuisce di prezzo a seconda del corso degli ingredienti suddetti e della maggiore o minore freschezza».

Da notare che la testimonianza di Dumas è una delle prime in cui si fa riferimento al pomodoro come condimento della pizza; fino ai primi decenni del secolo, infatti, la pizza napoletana, come d'altronde la pasta, non era affatto condita con il pomodoro, a pezzi o in salsa, ma in genere con olio, o altri grassi, e formaggio, verdure o pesce. Dunque non era ancora, in senso stretto la "nostra" pizza.

Perché diventasse un patrimonio comune della gastronomia italiana bisognò aspettare la fine del secolo. In questo caso l'artefice della "nazionalizzazione" della pizza fu la casa Savoia: si racconta che, durante il soggiorno della regina Margherita a Napoli, nel giugno 1889, la consorte del re d'Italia, «stanca della cucina francese», fece chiamare a corte un noto pizzaiolo napoletano, Raffaele Esposito, perché preparasse delle pizze. Delle tre confezionate fu scelta quella con pomodoro, mozzarella e basilico, da allora chiamata "Margherita", che la leggenda vuole fosse stata inventata da Esposito apposta per la regina, scegliendo ingredienti dall'evidente valore simbolico di tipo patriottico.


domenica 3 giugno 2012

L’evoluzione del turismo e dell’industria alberghiera

Il viaggiare è stato sempre per l’uomo una necessità che, nel corso dei secoli, ha assunto significati diversi, di volta in volta rispondenti alle diverse esigenze dell’uomo: lotta per la sopravvivenza, conflitti, guerre, scambi commerciali, pellegrinaggi religiosi, relazioni diplomatiche, conoscenza di nuove terre, ecc…

I primi insediamenti ricettivi furono costruiti dagli antichi greci e risalgono al periodo che va tra il 438 a.C. e il 212 d.C., tra questi ricordiamo:

- Leonidaion, edificio che serviva da riparo ai visitatori di Olimpia in occasione dei giochi olimpici così come gli Auxilia, capannoni che davano ristoro agli atleti a ai loro sostenitori;

- Xenodokia, ospizi pubblici gratuiti destinati soprattutto ai commercianti.

Le tracce più importanti di strutture ricettive risalgono al periodo dell’antica Roma e precisamente tra il 212 a.C. e il 410 d.C., tra questi ricordiamo:

- Mantiones, dislocate a 30 Km di distanza l’uno dall’altra, garantivano al viaggiatore il riposo notturno insieme al pasto serale e alla scuderia per i propri cavalli;

- Mutationes, poste lungo la strada a distanza di 5 Km l’una dall’altra, garantivano il cambio dei cavalli, la riparazione del mezzo, il cibo per le persone e per i cavalli;

- Hospitium pubblicum (albergo dentro la città);

- Cursus pubblicum (stazioni di assistenza per servizi postali).

In epoca più moderna, esattamente nel Medioevo (verso l’anno 1000) non vi furono grandi tracce di insediamenti ricettivi, perché le precedenti invasioni barbariche avevano distrutto ciò che era stato costruito. Ciò nonostante è utile ricordare che durante il Medioevo le persone che viaggiavano chiedevano la possibilità di alloggiare nei conventi religiosi.

A partire dal 1200 sorgono vere e proprie strutture ricettive a pagamento tra cui ricordiamo:

- Deversoria, fornivano il servizio di solo alloggio in cambio di merce e denaro;

- Teberne, offrivano oltre il servizio di alloggio anche il vitto;

- Popinae, garantivano posti ai viaggiatori e potevano offrire anche posti letto.

- Hospitia, in seguito denominati Magioni erano veri e propri alberghi e offrivano pernottamento e vitto in stanze separate ad una clientela di rango elevato.

Nel Rinascimento (XV e XVI secolo) vi furono i grandi viaggi degli esploratori, ricordiamo Cristoforo Colombo con la scoperta dell’America nel 1492, i viaggi di Magellano nel 1521. Tutti questi viaggi aprirono la strada al futuro del turismo nel mondo.

Nel ‘600 e nel ‘700 ricordiamo il fenomeno delle colonizzazioni da parte degli inglesi, francesi, portoghesi e spagnoli. I ricchi e nobili di quei tempi sollecitati dai colonizzatori a visitare questi territori iniziarono a intraprendere lunghi viaggi, facendo così nascere quella formula ancora oggi denominata Grand Tour i cui destinatari erano le classi più ricche.

Questo fenomeno fu successivamente denominato turismo d’Elite. Il Grand Tour fu ulteriormente sviluppato dopo i viaggi intorno al mondo effettuati da Thomas Cook che per conto della società geografica fu incaricato ad effettuare tre volte il giro del mondo, per aggiornare le carte geografiche. Nel corso di questi viaggi Thomas Cook scoprì tante isole allora sconosciute.

Inoltre Cook fu l’inventore delle carrozze letto sui treni, i famosi W.L.C. (Wagon Lits Cook) e nel 1841 fondò la prima agenzia di viaggi. Fu successivamente alla terza rivoluzione industriale (fine ‘800) che ebbe inizio il fenomeno del turismo di massa, poiché molti contadini lasciando la campagna per lavorare nelle industrie potevano permettersi di risparmiare una percentuale del proprio salario per andare in vacanza.

Cesar Ritz

Grazie all’intuizione di César Ritz assistiamo alla nascita del Grand Hotel, Ritz infatti trasformò un palazzo patrizio in un albergo di lusso. Un’altra grande intuizione fu quella di ideare la ristorazione all’interno del Grande Albergo, una cucina che doveva essere allo stesso livello di prestigio del Grande Albergo, per questo servizio fu chiamato a gestire uno cuochi più famosi di tutti i tempi: Auguste Escoffier.

Non ci potrebbe essere evoluzione del turismo senza un efficiente sistema di trasporti. Marittimi, terrestri e soprattutto aerei, i trasporti negli ultimi anni sono diventati sempre più veloci, confortevoli e integrati.


giovedì 8 marzo 2012

Una nuova teoria sul naufragio del Titanic

Si avvicina l’anniversario del naufragio più famoso e tragico della storia: quello del Titanic (14-15 aprile 1912). Sono passati 100 anni e adesso viene formulata una ipotesi nuova per spiegare questo disastroso naufragio. Si tratterebbe di una marea eccezionale provocata da un allineamento Sole-Luna-Terra che capita molto raramente. Questa marea avrebbe mosso gli iceberg nella zona dell’incidente!

Sarà, ma questa ipotesi mi convince molto poco. Ogni volta che succede qualcosa, ci si appella sempre ai fantomatici “allineamenti planetari”. Di solito questa cosa viene usata per “prevedere” le catastrofi. Questa è una delle rare volte in cui l’allineamento tra pianeti viene usato per spiegarle. E’ di certo una novità, ma è altrettanto poco convincente delle previsioni! Fatemi sapere cosa ne pensate voi.

Per saperne di più potete guardare questo filmato, a cura di TG Leonardo, dedicato proprio alla nuova teoria per spiegare il naufragio del Titanic.

Buona visione a tutti.


domenica 22 gennaio 2012

La Via del Sale

Fin dal II millennio a.C., quando il sale costituiva un elemento fondamentale sia per l’alimentazione sia per la conservazione degli alimenti, gli antichi romani costruirono la Via del Sale (o Salaria), con lo scopo di trasportare questo prezioso elemento dal mar Tirreno all’Adriatico e permettere così alle popolazioni della Sabina di arrivare a Roma per il rifornimento di questo minerale.

L’importanza di questa via crebbe a partire dalla prima età del ferro, con l’intensificarsi della produzione, grazie alle saline di Ostia e di Porto alla foce del Tevere e con il mercato del sale che si sviluppò a Roma presso il foro boario, da dove il minerale veniva poi ridistribuito per essere commercializzato nelle aree dell’interno. La Salaria costituì anche uno dei principali assi lungo cui si diffuse il Cristianesimo.

via Salaria


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venerdì 18 novembre 2011

La città di Ur si deve salvare

Ur era una città sumera anticamente situata nella Mesopotamia meridionale, sorge oggi ad Al-Muqayyar, una città irachena. Città antichissima, di fondazione preistorica, Ur sorgeva sulle rive del fiume Eufrate e del Golfo Persico.



I reperti più antichi giunti fino a noi testimoniano che nella fase Obeid, corrispondente al IV millennio a.C., la città sumera era, secondo quanto testimoniano gli scavi, circondata da mura e da un canale difensivo. Era dotata di un porto che permetteva che gli scambi commerciali avvenissero attraverso il fiume.

Accanto al centro sorgeva uno ziggurat (una sorta di piramide a gradoni) destinato al culto di Nanna, dio protettore di Ur. Sotto il re Urnammu la città acquisì il massimo splendore. Ne seguì una lunga decadenza che ebbe fine nel V secolo a.C. con l'abbandono definitivo della città.

Recentemente il CNR ha lanciato il progetto "Le colline di Abramo" che ha come ambizioso obiettivo quello di ricostruire una delle più importanti città del III millennio a.C. della Mesopotamia, la città di Ur. Il sole, il vento e la pioggia stanno distruggendo ciò che rimane di questa mitica città di un lontano passato.

Nel seguente filmato possiamo vedere il punto della situazione su questo ammirevole progetto di restauro archeologico.

Buona visione a tutti.

lunedì 17 ottobre 2011

Jolly Roger

Jolly Roger è la bandiera tradizionale dei pirati americani ed europei, raffigurante un teschio bianco e due tibie incrociate su sfondo nero, simbolo di morte e distruzione. Ogni capitano pirata aveva la possibilità di scegliere il proprio vessillo e di modificare la bandiera a suo piacimento.

Jolly Roger

I pirati Calico Jack Rackam e Thomas Tew usavano una variante con due spade al posto delle ossa. Edward Teach (più noto come “barbanera”) usava uno scheletro che reggeva una clessidra in una mano e una spada o una freccia nell’altra, con a fianco un cuore sanguinante.

L’origine della locuzione “Jolly Roger” non è chiara. Una teoria vuole che derivi dal francese “jolie rouge”, bella rossa, che in inglese venne trasformato in “Jolly Roger”. Questo perché esistevano una serie di “bandiere rosse” molto temute dalle navi nemiche. La bandiera rossa infatti stava a significare che in battaglia non ci sarebbe stata alcuna pietà per il nemico.

Un’altra teoria vuole che il nome derivi da “Old Roger”, termine con cui si designava il diavolo.


L’invincibile armata

In spagnolo, Invencible Armada. Si tratta di una flotta navale armata nel 1588 dal re cattolico Filippo II di Spagna per invadere l’Inghilterra protestante governata dalla regina Elisabetta I. La flotta era composta da 130 navi e 30000 uomini, più altri 30000 soldati che si imbarcarono nei Paesi Bassi: uno degli eserciti più imponenti che avesse fino a quel momento solcato i mari, detta perciò “invincibile”, con moto di orgoglio e di ottimismo.

Invincibile Armata

(Le navi da battaglia inglesi respingono la flotta dell’Invincibile Armata, 25 luglio 1588)

Malgrado questo, la flotta spagnola si rivelò tutt’altro che invincibile: dapprima fu sorpresa da forti tempeste, poi venne respinta dalle navi inglesi comandate dall’ammiraglio Francis Drake nel Canale della Manica. Fu la prima battaglia combattuta interamente in mare con l’uso della sola artiglieria pesante, i cannoni. Solo la metà delle navi dell’Invincibile Armata fece ritorno in Spagna.


giovedì 13 ottobre 2011

La storia del doping

Ma perché il doping? Molti atleti sono sottoposti a una tale pressione psicologica e fisica che i loro allenatori e perfino i medici che li assistono li inducono a ricorrere all'uso di farmaci vietati per sfruttarne gli effetti stimolanti, aumentare o diminuire il peso, combattere la fatica, aumentare la resistenza cardiaca e la concentrazione mentale. Non dimentichiamo, poi, le motivazioni di carattere economico: il prestigio di una vittoria e i notevoli vantaggi, anche monetari, che ne derivano possono spingere gli atleti, contro tutti i principi dell'attività sportiva, ad affrontare carichi di allenamento difficilmente sopportabili se non si ricorre a sostanze dopanti.

sostanze dopanti

La storia del doping

•    Già nei Giochi olimpici del 668 a.C. si assumevano sostanze stimolanti: erano funghi allucinogeni.

•    Si dice che Milone di Crotone (VI sec. a.C.), vincitore della lotta in sei Olimpiadi, si nutrisse con 10 kg di carne e 10 litri di vino al giorno.

•    Il medico greco Ippocrate (460-377 a.C. circa) ricostruì la dieta di uno degli atleti greci, Biante: grandi quantità di formaggi, carne di maiale poco cotta, meloni, frutta, uova, vino in abbondanza. Egli concludeva che “l'atleta per diventare forte non può vivere a lungo”.

•    Secondo un altro medico greco, Claudio Galeno (130-200 d.C.), gli atleti greci erano “uomini con poco cervello destinati a morire presto”. Egli descrive anche, nei suoi scritti, le sostanze che assumevano gli atleti romani per migliorare le loro prestazioni.

•    Anche tra gli atleti aztechi era diffusa l'abitudine di mangiare grandi quantità di carne, tra cui cuore umano, prima delle gare.

•    Il ricorso a sostanze che fornivano aggressività e coraggio era molto diffuso tra i vichinghi.

•    Nella seconda metà dell'Ottocento, alcuni ciclisti europei assumevano sostanze eccitanti, tra le quali morfina.

•    Nel 1865 fu descritto per la prima volta in una rivista scientifica (il “British Medicai Journal”) un caso di doping (un nuotatore espulso da una gara ad Amsterdam).

•    Al 1886 risale la prima morte conosciuta per doping: un ciclista gallese (Arthur Linton), nella Parigi-Bordeaux.

•    Il vincitore della maratona nei Giochi olimpici del 1904, Thomas Hicks, aveva assunto stricnina e brandy durante la gara: non fu squalificato, perché le regole ancora non lo prevedevano.

•    Le anfetamine, sintetizzate negli anni Trenta del Novecento, diedero origine alla prima vera epidemia di doping farmacologico e iniziarono la loro avventura olimpica nel 1936, ai Giochi di Berlino. La loro diffusione su larga scala come sostanze dopanti ricevette poi grande impulso dal massiccio impiego che ne fecero tutte le forze armate impegnate nel secondo conflitto mondiale. La lista di atleti morti per assunzione di anfetamine è lunghissima; per limitarsi ai più noti:
—    il ciclista italiano Alfredo Falzini (1949, al termine della Milano-Rapallo);
—    il ciclista danese Kurt Jensen (Olimpiadi del 1960);
—    il ciclista inglese Tommy Simpson (1967, Tour de France, mentre scalava il Mont Ventoux, sotto gli occhi delle telecamere);
—    il calciatore francese Jean-Louis Quadri (1968).

•    Al 1952 (Olimpiadi di Helsinki), risale probabilmente l'inizio dell'uso degli anabolizzanti.

•    Nel 1954, ai Campionati del Mondo di sollevamento pesi di Vienna, gli atleti sovietici, imbottiti di testosterone, fecero incetta di medaglie d'oro.

•    Negli anni Cinquanta, in piena «guerra fredda delle medaglie», gli statunitensi risposero all'uso di ormoni sessuali maschili da parte dei sovietici assumendo diversi steroidi anabolizzanti.

•    Negli anni Settanta-Ottanta, le nuotatrici della DDR fecero uso di anabolizzanti.

•    Nel 1971 il CIO pubblicò una lista di sostanze proibite che viene periodicamente aggiornata.

•    Fra il 1987 e il 1990 morirono per doping diversi ciclisti.

•    Nel 1988, alle Olimpiadi di Seoul, il vincitore dei 100 metri, il canadese Ben Johnson, fu squalificato per uso di sostanze dopanti.

Ben Johnson

•    Agli inizi del 1990 si scoprirono archivi con i nomi di oltre 10.000 atleti della Germania dell'Est che avevano ricevuto sostanze dopanti come parte di un piano governativo.

•    Fra il 1987 e il 1990 le nuotatrici cinesi utilizzarono sostanze dopanti.

•    Nel 1998 esplose lo scandalo doping al Tour de France, vinto con grande distacco da Marco Pantani, che l'anno successivo, durante il Giro d'Italia, risultò positivo all'antidoping.

Marco Pantani

•    II 14 dicembre 2000 fu approvata la legge antidoping n. 376, per la tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping. Tale pratica quindi divenne un reato che comporta a chi lo pratica la reclusione da 3 mesi a 6 anni, con multe da 2500 a 52000 euro.

•    Recentemente sono state introdotte anche altre sostanze dopanti, difficili da rilevare attraverso le normali analisi del sangue e delle urine; tali sostanze agiscono accrescendo la capacità del sangue di trasportare ossigeno (eritropoietina, EPO) o stimolando la produzione di energia da parte delle cellule (ormone della crescita, GH).

La lotta al doping continua…


venerdì 7 ottobre 2011

Cosa vuol dire cicisbeo?

Il cicisbeo, durante il XVIII secolo, era il cavalier servente delle dame di alto lignaggio. Estendendo il concetto, il cicisbeo sarebbe un damerino accompagnatore delle dame nobili in assenza del marito. Spesso questa figura era prevista persino nei contratti di nozze.

cicisbeo

Oggi si ha la tendenza a vedere nel cicisbeo una figura ambigua. In realtà questi giovanotti di bell’aspetto accompagnavano le dame durante le occasioni mondane, ma non esiste alcuna evidenza che fossero anche degli amanti.

Un piccolo appunto sull’etimologia di cicisbeo. Sembra che sia una storpiatura di una frase in dialetto veneto e che significherebbe “quanto sei bello”. Secondo altri cicisbeo deriva da una "venezianizzazione" del francese Chiche-beau, un vezzeggiativo, un nomignolo affettuoso, che si potrebbe rendere con: bel piccino o qualcosa di simile.


lunedì 26 settembre 2011

Le Olimpiadi

I Giochi antichi

I primi Giochi Olimpici furono disputati in Grecia, a Olimpia, nel 776 a.C.; presso i Greci queste competizioni, celebrate ogni quattro anni in onore di Zeus Olimpio, padre degli dèi, erano così importanti da causare tregue temporanee in caso di guerra tra le varie città-stato che vi partecipavano. In Grecia si celebravano anche altre competizioni sportive dedicate agli dèi, come i Giochi Pitici in onore di Apollo, i Giochi Nemèi sempre dedicati a Zeus e i Giochi Istmici sacri a Poseidone.

Tutte le manifestazioni prevedevano gare equestri, di atletica leggera, di lotta e combattimento.

II recinto olimpico (altis) era costituito dagli alloggi degli atleti, dagli impianti sportivi e dai templi sacri, fra i quali spiccava quello dedicato a Zeus.
Per partecipare agli antichi Giochi Olimpici era necessario essere in possesso di alcuni requisiti: erano ammessi esclusivamente gli uomini di origine greca e di condizione libera, i figli legittimi, in possesso di tutti i diritti civili; inoltre, dal momento che queste competizioni erano considerate sacre agli dèi, era ammesso solo chi non aveva commesso delitti di sangue né sacrilegi.

Il vincitore veniva gratificato con una corona posta sul capo, formata da rami di ulivo intrecciati, raccolti da una pianta vicino al tempio di Zeus e quindi considerati sacri.

 

Le prove olimpiche

Inizialmente sembra che l'unica gara prevista dai Giochi Olimpici fosse lo stadion, una gara di corsa; in epoca classica però le prove olimpiche disputate erano:

•    lo stadion: consisteva in una corsa veloce di 192,27 m, corrispondenti alla lunghezza dell'edificio in cui si svolgeva la gara; il vincitore aveva l'onore e il privilegio di dare il suo nome all'Olimpiade successiva;
•    il diaulos: consisteva in una gara di corsa lunga due stadion (andata e ritorno) e quindi di quasi 400 m;
•    il dolichos: nacque come prova di resistenza sui 1500 m circa e con il tempo subì un'evoluzione fino ad arrivare a 4500 m circa;
•    lo skamma: corrispondeva a una gara di salto in lungo con l'aiuto di pesi che si riteneva servissero ad aumentare la distanza percorsa in aria;
•    il lancio del disco: si trattava di lanciare un disco originariamente in pietra, poi in bronzo;
•    il lancio del giavellotto: consisteva nel lanciare un giavellotto, costituito da una lancia in legno con la punta di ferro e di una cintura centrale per aumentare la spinta;
•    la lotta libera: consisteva in un combattimento tra due atleti, con prese mirate ad atterrare l'avversario sulla schiena; vinceva chi atterrava l'avversario per tre volte;
•    il pugilato: all'inizio si gareggiava a mani nude, poi con strisce di cuoio che proteggevano le nocche;
•    il pankrathion: competizione molto violenta e dura, era un misto di lotta e pugilato;
•    l'oplitodromo: consisteva in una prova di corsa riservata a guerrieri in armi e non ha un corrispettivo nelle moderne Olimpiadi.

 

Discobolo di Mirone

II Discobolo di Mirone (455 a.C. circa).

 

Gli antichi Giochi femminili

Nell'antica Grecia i Giochi erano vietati alle donne per ragioni religiose. Per le atlete venivano tuttavia organizzate speciali competizioni che prevedevano un pubblico esclusivamente femminile.
Era prevista una sola gara femminile di corsa, lunga 192 m (stadion). Le partecipanti correvano con i capelli sciolti e indossavano una tunica sopra il ginocchio.


Le Olimpiadi moderne

L'idea di sport concepita dagli antichi Greci venne abbandonata per secoli. Fu il barone francese Pierre de Coubertin (1863-1937), durante il Congresso internazionale di Parigi nel 1894, a rilanciare i Giochi Olimpici, simbolo nell'antica Grecia e della fratellanza tra le varie città-stato. De Coubertin propose di rinnovare e ripristinare l'antica tradizione olimpica, suggerendo di disputare i Giochi ogni quattro anni e di prevedere una sede "mobile" della manifestazione, scelta in Paesi diversi dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO).

Questa manifestazione, unica nel panorama internazionale sportivo e sociale, ha ripreso la tradizione delle Olimpiadi antiche, all'insegna dell'incontro tra i giovani di vari Paesi, dove ogni atleta gareggia per dare il meglio di sé; in effetti lo stesso De Coubertin fu promotore del celebre motto: "L'importante non è vincere, ma partecipare". La prima Olimpiade moderna si svolse nel 1896 ad Atene, in Grecia, in omaggio alla patria originaria dei Giochi: a essa potevano partecipare solo atleti dilettanti maschi.

Al primo classificato in ogni disciplina viene assegnata, al posto dell'antica corona di ulivo intrecciato, una medaglia d'oro: vengono premiati anche il secondo e il terzo classificato, rispettivamente con una medaglia d'argento e una medaglia di bronzo. La cerimonia di premiazione avviene all'interno dello stadio, con gli atleti che salgono sul podio. Tutto lo stadio rende omaggio al vincitore assistendo, in piedi, all'alzabandiera, mentre suona l'inno nazionale del Paese del vincitore.

 


la fiaccola e la bandiera olimpica

La fiaccola è il simbolo che annuncia le Olimpiadi; già nell'antichità veniva portata per le strade della Grecia per annunciare l'imminente inizio dei Giochi e la conseguente tregua delle guerre. Nel 1928 questa usanza venne reintrodotta e oggi fa parte delle moderne Olimpiadi; la fiaccola viene accesa a Olimpia, sede degli antichi Giochi, e viene portata nei vari continenti, fino a raggiungere la città e lo stadio dove si svolgeranno i nuovi Giochi Olimpici.

Fiaccola olimpica

 

Le persone che trasportano in staffetta la fiaccola olimpica si chiamano tedofori e spesso sono atleti internazionali o celebrità. Durante la cerimonia di apertura dei Giochi, la fiamma alimenta il braciere posto in cima allo stadio: il fuoco olimpico arde poi per l'intera durata della manifestazione.

La bandiera olimpica fu ideata da Pierre de Coubertin, promotore delle moderne Olimpiadi, e presentata ufficialmente al Congresso Olimpico di Parigi nel 1914. Raffigura 5 anelli di colore diverso intrecciati tra loro su uno sfondo bianco. La combinazione di questi colori simboleggia tutte le nazioni, perché con essi si possono disegnare le bandiere di tutti gli Stati. Al contrario di quanto pensano molte persone, i cinque cerchi non simboleggiano i cinque continenti.

Bandiera olimpica

 

[Bibliografia: Diario Sport Manuale, Alberto Rampa – Maria Cristina Salvetti. Juvenilia Scuola]


domenica 11 settembre 2011

11 settembre 2001, per non dimenticare

11 settembre. Oggi il web sarà pieno di post commemorativi come questo, ma io ho scritto qualcosa lo stesso perché tutti dovrebbero ricordare quel giorno funesto.



Io, ad esempio, ricordo che stavo facendo un pisolino pomeridiano e quando mi sono alzato c'era mio padre davanti alla tv. "Sembra che ci sia stato un attentato" mi disse.

Vedevo le immagini di un grattacielo con il fumo che usciva. Ci sono voluti alcuni minuti per capire che quello era tutto "vero" e che non si trattava di un "film di fantascienza".

Per capire che due aerei avevano colpito le Torri Gemelle a New York c'è voluto forse anche qualche minuto in più. I servizi televisivi erano confusi, concitati, loro stessi non sapevano bene cosa dire. Alla fine si è capito che stavamo tutti guardando gli esiti del più grande attentato terroristico che fosse mai stati concepito e messo a segno.

Oggi sono passati dieci anni da quel giorno e il "trauma" materiale e psicologico non si è ancora rimarginato. Anche chi non si trovava a due passi dalla tragedia può capire quanta sofferenza, paura, dolore, incertezza e sgomento ci fossero in quegli istanti. Il tempo forse aggiusta tutto, ma non proprio tutto, qualcosa resta sempre.

Per questo, prima di tutto, prima di qualsiasi scontata considerazione, il nostro pensiero deve essere rivolto alle vittime del disastro e ai loro parenti sopravvissuti. Nella speranza che in futuro non si sia un altro 11/9.

Come in molte tragedie umane, anche nel caso della tragedia dell'11 settembre, si sono verificati casi di "sciacallaggio mediatico". Sto parlando dei famigerati "complotti dell'11 settembre". Si tratta di una serie di "teorie alternative" che affermano che giorno 11 settembre 2001 non furono Al Qaeda e Bin Laden i mandanti dell'attentato, ma una fantomatica cospirazione che mirava a trovare un pretesto per far partire un'ampia operazione di guerra che avrebbe portato il presidente Bush e gli Stati Uniti nientemeno che alla conquista del mondo!

Ovviamente esistono molte varianti di queste teorie del complotto che non posso illustrare in questo post, ma per averne una panoramica basta collegarsi al blog undicisettembre.

La mia opinione è che queste teorie sono solo un modo per confondere le acque, per guadagnare soldi sulla sofferenza degli altri, per distrarre l'opinione pubblica e non so per quale altro motivo. Nessuno mi venga a dire che sono "scientificamente provate" perché non è vero, non c'è fondamento in queste ipotesi. Per rendersi conto di ciò, basta dare di nuovo un'occhiata al blog undicisettembre (già citato prima) per leggere di ben 110 ipotesi diverse del complotto che sono state smentite dai fatti.

Nella seguente playlist (sono sette filmati) di YouTube possiamo vedere un documentario d'indagine sulle ipotesi di complotto riguardanti gli attentati dell'11 settembre 2001. Vedrete come tutte le ipotesi di complotto, una volta confrontate con i fatti, si "sciolgono" come un ghiacciolo al sole.

Buona visione.

giovedì 11 agosto 2011

Hiroshima

Questo filmato è dedicato a ricordare la devastazione della bomba atomica di Hiroshima. E' stato uno degli eventi che hanno cambiato il corso della storia dell'umanità. Il 6 agosto del 1945 questa bomba uccise 80000 persone all'istante. Il video va seguito con attenzione, perché eventi del genere non vanno dimenticati.

Buona visione.

domenica 3 luglio 2011

La vita di Galileo Galilei

Tempo fa avevo pubblicato in questo stesso blog un profilo biografico di Galileo Galilei, in questo post mi ripeto e vi propongo stavolta un corposo documentario sulla vita di Galileo Galilei, unito ad una brevissima biografia per coloro che cercano solo notizie essenziali sul grande scienziato pisano. Il filmato ha una durata di oltre 1 ora e 53 minuti, quindi è da guardare mettendosi comodi sulla poltrona davanti al computer Sorriso.

Buona visione del filmato.

Galileo Galilei è stato un fisico, astronomo e letterato, nato a Pisa nel 1564, Galileo era anche un’eccellente costruttore di strumenti scientifici. Fu il padre del nuovo metodo sperimentale, fondatore della metodologia induttiva e teorico dell’applicazione delle leggi della matematica allo studio della natura.

Si dedicò a indagini matematiche e fisiche: sono passate alla storia le sue esperienze sul moto dei gravi e sul moto del pendolo, oltre a molte importanti scoperte astronomiche. Galileo insegnò all’università di Pisa (1589-92) e poi di Padova (1592-1610), dove rimase per 18 anni grazie all’ambiente stimolante e alla libertà di pensiero concessa dal governo della Serenissima Repubblica di Venezia.

Il primo evento che portò il giovane Galileo a guardare il cielo fu una cometa che vide nel 1577 da Firenze. Dopo essersi accostato alle teorie eliocentriche sostenute da Copernico, contestò la tesi aristotelica dell’incorruttibilità dei cieli appoggiandosi all’apparizione di una supernova nel 1604: la comparsa di una nuova stella nei cieli fu interpretata come una conferma che le cosiddette stelle fisse non sono affatto immobili e che la materia celeste non è immutabile; la sua dichiarazione pubblica andò incontro a violente critiche degli ambienti religiosi più ligi alla tradizione.

Galilei inventò e perfezionò importanti strumenti di indagine, come il telescopio grazie al quale poté osservare la superficie lunare (che non si mostrava affatto liscia e uniforme ma profondamente increspata), quattro dei satelliti di Giove, che battezzò “Medicea sidera”, cioè “stelle medicee” e la natura stellare della Via Lattea. Di queste scoperte diede notizia nell’opera Sidereus Nuncius, del 1610, che faceva crollare la teoria aristotelica della perfezione dei corpi celesti e che dimostrava la correttezza del sistema eliocentrico.

L’importanza di queste osservazioni provocò vivacissime polemiche e accrebbe enormemente la fama di Galilei: Cosimo II, cui erano stati dedicati i satelliti di Giove, lo chiamò a Firenze nominandolo “primario matematico e filosofo” del Granducato di Toscana. Qui Galilei osservò le macchie solari, le anomalie di Saturno (in realtà si trattava dei suoi anelli, ma il suo strumento non era in grado di vederli in maniera netta) e le fasi di Venere.

Entrato in contrasto con i sostenitori della tradizione che si rifaceva ad Aristotele, per aver difeso la teoria di Copernico nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (1632), subì due processi per eresia da parte del Sant’Uffizio (1616-33) e la condanna al carcere, che dopo l’abiura gli venne commutata in quella dell’isolamento, trascorso prima a Siena e poi nella villa di Arcetri, dove continuò a lavorare, malato e cieco, fino alla morte, avvenuta nel 1642. La riabilitazione di Galileo e il riconoscimento dell’errore compiuto dalla Chiesa avvenne nel 1992, per volontà di papa Giovanni Paolo II.

A Galileo è stata dedicata anche una sonda spaziale, che ha permesso di aumentare notevolmente la conoscenza del nostro Sistema Solare.


venerdì 24 giugno 2011

Cos’è la polena?

 

La polena è una figura scolpita in legno che anticamente ornava la prua di un veliero. La polena ha spesso significato simbolico o scaramantico e generalmente allude al nome della nave. Nelle galee era una testa di cinghiale, di serpente o di drago, mentre successivamente ebbe spesso forma umana, soprattutto di donna o di sirena.

polena

Durante il medioevo i Vichinghi foggiarono le prue delle loro imbarcazioni in forma di animali feroci e serpenti marini, facendo assomigliare le loro navi a terribili draghi di legno che corrono veloci sulle onde. L’età dell’oro delle polene è il XVII secolo, quando galeoni e vascelli inglesi, spagnoli, olandesi, francesi e portoghesi mostravano figure sospese a prua sempre più grandi e vistosamente colorate realizzate da artisti specializzati.


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venerdì 17 giugno 2011

Esplosioni nucleari nel mondo dal 1945 al 1998 (video)

 

In questo filmato possiamo vedere la “timeline” delle esplosioni nucleari nel mondo dal 1945 al 1998. Si tratta di ben 2053 esplosioni nucleari, la maggior parte delle quali, ovviamente, sono state dei test. Le prime tre esplosioni sono state i test del Progetto Manhattan e le due successive sono state quelle in Giappone di Hiroshima e Nagasaki che hanno segnato al fine della seconda guerra mondiale.

Il filmato è fatto in modo da rappresentare approssimativamente la durata di un mese ogni secondo. Le bandiere che compaiono in alto rappresentano le nazioni che hanno fatto esplodere le bombe atomiche. Questa timeline non comprende gli esperimenti effettuati dalla Corea del Nord (ottobre 2006 e maggio 2009).

Buona visione.


giovedì 16 giugno 2011

Il Ghetto

 

Con la parola ghetto si indica un quartiere circoscritto da un muro di cinta dove venivano confinati gli ebrei col preciso intento di tenerli separati dagli abitanti cristiani della città. Il nome viene da un’isola della laguna di Venezia, primo luogo abitato interamente da ebrei. L’esigenza di separare ebrei e cristiani venne affermata la prima volta nel 1215, dal IV Concilio Lateranense, ma il primo vero ghetto venne costruito molto tempo dopo, a Roma, nel 1555. Furono aboliti in Francia in seguito alla rivoluzione francese e progressivamente nel resto dell’Europa occidentale durante il XIX secolo. I ghetti furono poi ripristinati dal nazismo durante la seconda guerra mondiale. Il ghetto più tristemente noto rimane quello di Varsavia, con i suoi 500000 ebrei, quasi tutti deportati in campi di concentramento.

Un bambino ebreo, abitante del Ghetto di Varsavia, alza le mani davanti ai fucili dei soldati nazisti. La foto, importante documento delle violenze esercitate dai nazisti durante il rastrellamento del ghetto polacco nel 1943, era parte del rapporto del generale Stroop incaricato dell’operazione.

 

Origine della parola ghetto

Anche le parole di colpevole memoria hanno una loro storia, che è bene ricordare. Il termine ghetto che indica, in generale, il rione dove in alcune città erano costretti a vivere gli ebrei durante la persecuzione nazista ha un’origine antica, come antica è la persecuzione contro di essi. Nel 1516 gli ebrei che abitavano a Venezia furono confinati su un’isola ai margini della città. In questa isola c’era una fonderia, che in dialetto veneziano si dice “ghèto”. Anche l’isola prese, in dialetto, il nome di ghèto, che corrisponde a “getto” in italiano. Ma più importante del nome è la storia di questo luogo. Dopo che nell’isola ghèto vennero confinati gli ebrei di Venezia, questa parola, che si trasformò in ghetto, prese ad indicare tutti i luoghi dove, nella storia, gli ebrei venivano confinati. E in modo ancora più esteso, l’uso comune del termine “ghetto” si riferisce ad un luogo di isolamento, chiuso e inaccessibile


mercoledì 15 giugno 2011

La Borsa

 

Cos’è la Borsa? Come si potrebbe dare una breve definizione di Borsa senza dilungarsi in lunghe considerazioni tecniche? In televisione si sente spesso parlare della Borsa, ma quanti di noi sanno cos’è e a che cosa serve?

La Borsa è il mercato che comprende le operazioni relative alla compravendita di titoli di credito e valori come azioni o obbligazioni. In Borsa si svolgono le domande e le offerte di titoli emessi dalle società commerciali e industriali ammesse alla quotazione, dallo stato e dagli enti pubblici.

Non è l’unico mercato finanziario, i titoli possono essere negoziati anche tra privati o con le banche, è però il mercato ufficiale. L’organizzazione varia di stato in stato: nei paesi anglosassoni funziona un sistema privatistico, mentre in Italia prevale un carattere pubblicistico, disciplinato da una legge del 1913 più volte modificata fino al 1975, quando furono affidati alla Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa) i compiti di organizzazione e controllo.

La Camera di Commercio si occupa invece della gestione logistica, d’archivio e di certificazione; la Deputazione di Borsa della risoluzione delle controversie e il Comitato direttivo degli agenti di cambio della rappresentanza di questi.

Non tutti i titoli in circolazione si possono negoziare in Borsa ma solo i cosiddetti titoli quotati, ammessi con procedure che variano a seconda di chi li emette e del tipo di titolo.

Pare che il termine “Borsa” derivi dal nome della famiglia Van der Beursen, il cui palazzo sorgeva sulla piazza di Bruges (Belgio) dove si riunivano i mercanti italiani nel XVI secolo. La Borsa valori è un istituto piuttosto recente: solo nel XVII secolo, con le compagnie coloniali, si organizzò un mercato finanziario basato sullo scambio di azioni.

In questo stesso secolo nacque il grande mercato finanziario di Londra, superato in importanza nel secolo successivo da quello di Parigi. Dalla prima guerra mondiale il primato passò a New York che lo detiene tuttora con Wall Street. In Italia le Borse valori più attive, subito dopo l’unificazione (1861), furono Torino e Genova, poi Milano, ancora oggi di gran lunga la prima. Le altre si trovano a Torino, Venezia, Trieste, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Palermo, Napoli.


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