lunedì 10 ottobre 2016

La classificazione degli esseri viventi

La grande varietà di esseri viventi ha portato l'uomo, fin dall'antichità, alla necessità di classificare gli esseri viventi secondo criteri ben precisi e oggettivi, che fossero validi cioè per tutti.

Questa non è stata un'operazione facile, tanto che è nata un'apposita branca della biologia, la Sistematica, il cui compito è quello di dare la corretta classificazione di tutti gli esseri viventi secondo criteri significativi e oggettivi, detti caratteri-chiave.

La prima classificazione scientifica si deve al naturalista svedese Carlo Linneo (1707-1778) che nel 1758 nella sua opera, Systema naturae, dove dava una classificazione delle oltre 4000 specie animali e 10000 specie vegetali allora conosciute, introduce i criteri di classificazione ancora oggi adottati dalla comunità scientifica: il concetto di specie, la classificazione per categorie sistematiche e la nomenclatura binomia.

(Carlo Linneo)

Le categorie sistematiche

La moderna classificazione degli esseri viventi si rifà proprio a quella di Linneo e si basa su sette tipi di raggruppamenti, detti categorie sistematiche, che sono: specie, genere, famiglia, ordine, classe, phylum, regno. Queste sono le definizioni:

Specie: gruppo di organismi che hanno in comune molti caratteri e che, accoppiandosi, danno vita a esseri simili e fecondi, cioè in grado di riprodursi.

Genere: gruppo che comprende specie affini tra loro che, in caso di accoppiamento, possono avere prole ma non feconda.

Famiglia: gruppo che comprende più generi diversi con delle caratteristiche comuni.

Ordine: gruppo che comprende più famiglie con qualche caratteristica che le accomuna.

Classe: gruppo che abbraccia più ordini che presentano una qualche caratteristica comune.

Phylum (tipo in zoologia e divisione in botanica): gruppo che abbraccia più classi tra loro affini.

Regno: il gruppo più vasto che comprende tipi molto diversi tra loro aventi in comune solo alcune caratteristiche molto generali.

categorie sistematiche

 

Il concetto di specie

Queste categorie sistematiche partono dalla specie che è il concetto chiave su cui si basa tutta la classificazione.

La specie è la categoria che comprende tutti gli individui con caratteristiche simili che, riproducendosi, generano figli simili e fecondi, in grado cioè di riprodursi a loro volta.

Generare figli fecondi è la condizione che segna il confine tra una specie e l'altra.

Ad esempio cavalli e asini non appartengono alla stessa specie, in natura essi si accoppiano, ma dalla loro unione nasce il mulo o il bardotto, esseri ibridi (ne cavallo né asino) non in grado di riprodursi.

Cavalla e asino –> mulo

Cavallo e asina –> bardotto

Il mulo e il bardotto sono sterili, quindi non esiste la specie mulo (o bardotto).

 

La nomenclatura binomia

Arrivando alla specie siamo di fronte a organismi ai quali bisogna dare un nome ben preciso e universale (adottato cioè da tutti) che li contraddistingua tra loro come specie all'interno della categoria più ampia, il genere, a cui appartengono.

Fu Linneo a individuare nella nomenclatura binomia il nome convenzionale, detto nome scientifico, da attribuire a ciascun organismo e quindi a ciascuna specie. A ogni organismo, secondo tale nomenclatura, è associata una coppia di nomi in latino. Il primo di questi nomi, scritto con l'iniziale maiuscola, indica il genere, il secondo, scritto a lettere minuscole, indica la specie.


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