lunedì 15 febbraio 2010

Case editrici che pubblicano esordienti, nuove strategie da cui guardarsi

 

Tutti coloro che hanno cercato di pubblicare un libro di solito hanno avuto almeno una volta un impatto “duro” con le case editrici che pubblicano con “contributo da parte dell’autore”. Si tratta di contributi che si aggirano intorno a qualche migliaio di euro per poter stampare qualche centinaio di copie del libro.

Tutti hanno capito benissimo che si tratta di vere e proprie speculazioni ai danni degli scrittori esordienti. Una casa editrice che si fa pagare dall’autore per stampare e diffondere un libro è una casa editrice che non è in grado di capire le potenzialità dello scrittore e non è nemmeno in grado di vendere il libro.

Di solito poi queste case editrici rispondono agli autori con lettere piene di lodi sperticate nei confronti del testo che gli è stato mandato in valutazione. Come dire: “è tutto un capolavoro, basta che mi dai i soldi per pubblicarlo!”. Questo ovviamente è poco etico.

Ultimamente, visto che gli scrittori esordienti, attraverso le informazioni che riescono a reperire su Internet, sono diventati più smaliziati, sono comparse nuove piccole case editrici che usano una “tattica” più raffinata.

Vi spiego in cosa consiste questa tattica. Innanzitutto mettono bene in evidenza che “loronon pretendono alcun contributo da parte dall’autore. Perfetto, allora cosa c’è di meglio che provare a mandare il proprio sofferto manoscritto a una casa editrice del genere? C’è solo una piccolissima cosa da fare… se si vuole che il proprio libro sia valutato in breve tempo (di solito meno di un mese) e che venga stilata una esauriente scheda di valutazione del libro in cui vengono messe in evidenza pecche e difetti (insomma, per essere sicuri che se lo sono letto veramente…), occorre comprare alcuni libri scelti dalla loro produzione.

E’ vero che in questo modo si evita, eventualmente, di incappare in una spesa di svariate migliaia di euro per pubblicare un libro (che non si sa nemmeno se sia davvero bello), ma mi sembra che il problema di fondo non si risolva.

Il libro viene venduto perché piace ai lettori, oppure viene venduto solo perché la casa editrice costringe gli aspiranti scrittori a comprarseli per vedere a loro volta manoscritti valutati?

In questo modo queste case editrici hanno creato una perfetta editoria “autoreferenziale”. Gli scrittori pagano per avere i loro lavori valutati, se questi vengono pubblicati, vengono facilmente venduti ad altri scrittori esordienti che vogliono essere valutati. Geniale! La pubblicità è efficace, perché basata sul fatto che la casa editrice non chiede contributo! Ma in realtà il contributo lo chiede, solo che lo chiede in un altro modo…

A questo punto mi potrebbe persino venire un sospetto: io editore (che casualmente faccio anche lo scrittore) attiro molti esordienti con lo specchietto per le allodole del “non contributo” e per valutare i loro libri gli vendo quelli che ho scritto io (o anche quelli dei miei amici). I “polli” restano “quasi” soddisfatti perché per la prima volta trovano una casa editrice che i loro lavori se li legge veramente, pur criticandoli in maniera distruttiva (e non li pubblica ovviamente). Ma io nel frattempo gli ho venduto i miei libri!

Non ci crederete, ma case editrici del genere ne ho trovate davvero! Basta guardare i nomi degli autori dei libri che vendono, che coincidono (casualmente) con il nome dello stesso editore! Fateci caso a questo dettaglio. Non faccio nomi, per carità, ma se cercate bene, lo noterete anche voi.

Una cosa è sicura, non manderò mai un mio manoscritto ad una siffatta casa editrice e invito anche voi a fare lo stesso. Occhio! Non alimentiamo la putrescente editoria “autoreferenziale”. Meglio non essere pubblicati mai!

p.s. ricordati di lasciare un commento a questo articolo.

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